Risposta acuta della frequenza cardiaca nell'esercizio di resistenza

Abstract

Scopo: verificare le risposte della frequenza cardiaca acuta agli esercizi di controresistenza a diversi sovraccarichi previsti. Metodi: sono stati valutati 6 individui di sesso maschile di età compresa tra i 15 ei 21 anni, sani, con BMI entro valori normali, praticanti di esercizi di controresistenza da più di sei mesi. Tutti hanno eseguito gli esercizi di bench press su Smith e leg extension bilaterale con le seguenti percentuali di carico massimo: 80-89%, 70-79% e 50-59% rispettivamente in un periodo di tre giorni. In ogni intervallo di carico massimo e in ogni esercizio è stata registrata la frequenza cardiaca acuta. Risultati: è stato identificato che le persone che hanno eseguito gli esercizi con carichi superiori al proprio peso corporeo (nell'intervallo dell'80-89% del carico massimo) avevano la frequenza cardiaca più bassa registrata. Si è anche notato che la media aritmetica della frequenza cardiaca in entrambi gli esercizi; era inferiore nella percentuale più alta di carico massimo (80-89%) e superiore nella percentuale più bassa di carico massimo (50-59%). Conclusione: Lo studio indica che l'utilizzo di carichi ad alta intensità (80-89%) registra, in media, una frequenza cardiaca acuta inferiore rispetto ai carichi intermedi (70-79%) e ai carichi leggeri (50-59%). Un altro dato conclusivo rivela che i carichi esercitati al di sopra del peso corporeo, nell'intervallo dell'80-89%, indicano la frequenza cardiaca più bassa. Pertanto, una relazione tra frequenza cardiaca e pressione arteriosa sistolica (doppio prodotto), che rappresenta un impatto cardiovascolare durante lo sforzo, potrebbe essere manipolata nella prescrizione dell'allenamento.